“Wholebeing” integra ciò che di solito chiamiamo “benessere” e ciò che chiamiamo “malessere”. Il benessere è più di un buono stato di salute in assenza di problemi. È uno stato positivo di prosperità e di vita piena. Ma non sempre è possibile prosperare. Il malessere riconosce che possiamo vivere situazioni difficili che costruiscono la nostra resilienza e modellano chi siamo e come agiamo nel mondo. “Wholebeing” consiste dunque nell’impegnarsi in un percorso di lavoro interiore che dura tutta la vita per riconoscere, accettare e vivere tutte le esperienze umane. Questa saggezza interiore guida la nostra missione sociale e rafforza il nostro impatto nel mondo.

Il termine “changemakers” fa riferimento a coloro che sono motivatə da una forte missione sociale e ambientale. Sono spintə da una motivazione intrinseca a migliorare la vita di altre persone e ad agire per proteggere il nostro pianeta. Danno priorità alla loro missione sociale e ambientale rispetto alla busta paga. Spesso sacrificano il loro benessere per cambiare il mondo. Noi crediamo che i loro sforzi non debbano avere un impatto negativo sul loro benessere.

Secondo uno studio approfondito sui changemaker condotto da The Possibilists nel 2021, “il 59% dei giovani changemaker ha sperimentato un certo grado di burnout da quando ha iniziato a lavorare alle proprie iniziative” (The Possibilists 2021 Report, P17). Inoltre, “il 66% dei giovani changemaker non riesce a remunerarsi adeguatamente o può pagarsi solo una piccola somma simbolica””(P13), “il 59% dice di doversi destreggiare tra varie responsabilità e di essere troppo tirato” (P12) e il 64% subisce l’impatto negativo delle disuguaglianze sistemiche (P19). Tutto ciò rende difficile mantenere una mentalità ottimista e una visione equilibrata del futuro, il che finisce per ostacolare la loro capacità di pensare in modo esponenziale e di innovare.

The Possibilists Global Alliance sfida il settore del cambiamento a “prevenire il burnout dei giovani innovatori sociali” (P27). Recipes for Wellbeing raccoglie questa sfida e chiede un’evoluzione fondamentale nel supporto che ricevono i changemakers. Sottolineiamo l’importanza di concentrarsi sulle strutture e sui processi di benessere, sulle conoscenze e sull’esperienza, oltre che sulle competenze e sulle abilità, per coltivare culture di “wholebeing” per i changemaker, le loro organizzazioni e le loro comunità.

Il benessere nasce da un radicamento profondo, dalla chiarezza su chi siamo, su ciò di cui abbiamo bisogno e su ciò che è necessario per sopravvivere e prosperare nel nostro ambiente. Come individui esistiamo solo in comunità, e siamo anche Natura.

Il benessere deriva dall’espansione del nostro cerchio di compassione per accettare il fatto che non siamo isolati dalle altre persone e che quando la nostra comunità prospera, anche noi possiamo prosperare. Le nostre comunità umane esistono solo in comunità con il mondo più-che-umano.

Il benessere deriva dalla riscoperta e dal riaccendersi di un rapporto più armonioso con il mondo umano e dalla riconnessione con la comunità terrestre di cui le comunità umane sono parte intrinseca.

Il benessere mentale riguarda il buon funzionamento della nostra mente, in modo da poter affrontare situazioni di stress e lavorare in modo proficuo, realizzando anche il nostro potenziale creativo per dare un contributo al mondo. Non si tratta di assenza di disturbi o malattie mentali, ma di riconoscere e accettare tutti i pensieri che emergono.

Il benessere fisico consiste nel coltivare un rapporto gentile con il nostro corpo e nel sostenere il suo buon funzionamento sviluppando abitudini alimentari sane, praticando un’attività fisica regolare ed evitando le malattie prevenibili. Non si tratta di assenza di disturbi fisici o malattie, ma di abbracciare e apprezzare il nostro corpo così com’è.

Il benessere emotivo consiste nel promuovere relazioni compassionevoli, equilibrate e di sostegno verso noi stessi, le altre persone e il mondo per far fronte al carico emotivo del nostro lavoro di cambiamento. Non si tratta di assenza di sentimenti o emozioni difficili, ma di sperimentare e integrare l’intera gamma delle emozioni umane.

Il benessere spirituale significa scoprire e coltivare una forte connessione con la nostra identità unica e più profonda, nonché con la coscienza più ampia che anima il cosmo e tutto ciò che lo contiene. Per alcune persone, il benessere spirituale è profondamente legato all’appartenenza religiosa, mentre per altre si tratta di abbandonarsi al flusso dell’universo.

Il benessere attraverso la lente del genere consiste nel promuovere un’indagine più approfondita sulle esperienze uniche all’interno di tutto lo spettro di genere e nell’offrire un sostegno pertinente a chiunque voglia prosperare nella propria identità di genere. Non si tratta di inserire le minoranze di genere nella maggioranza cisgender.

Lo studio di The Possibilists del 2021 ha rivelato che “i livelli di burnout sembrano essere più acuti tra le donne (62%) e gli intervistati non-binari (60%), rispetto a quelli degli uomini (52%)” (P17).

Il benessere le persone giovani consiste nel coltivare le mentalità, le competenze e gli atteggiamenti necessari per prosperare in un mondo volatile, incerto, complesso, ambiguo e iperconnesso. Non si tratta di prepararle a diventare “ingranaggi nel sistema”.

Lo studio di The Possibilists del 2021 ha rivelato che “il 59% dei giovani innovatori sociali riferisce di aver sperimentato un certo grado di burnout da quando ha iniziato a lavorare alla propria iniziativa”.

Il benessere per le organizzazioni consiste nel creare strutture e processi che supportino il benessere individuale e di gruppo, perché quando siamo prosperi possiamo essere più efficaci nel nostro lavoro esterno al servizio delle persone e del pianeta. Non si tratta di aumentare il benessere dei dipendenti per spingerli a lavorare di più in nome della produttività.